Fariña, il libro scandalo di Nacho Carretero, è andato incontro alle stesse sorti che sono toccate agli scrittori ed autori russi durante la dittatura dell’Urss.
A quel tempo si usava il samizdat’ (самиздат), letteralmente “autopubblicazione”, per poter passare di mano in mano scritti al tempo censurati.
Oggi, a distanza di più di 60 anni, un caso simile si è riproposto, ma questa volta in Spagna.
Il caso Fariña è utile per capire non solo le leggi che governano il mondo dell’editoria, ma anche per capire come il marketing sia fortunatamente una questione di sostanza più che di forma.
Fare marketing non è persuaderti ad essere parte del consumismo, ma è un modo di portare alla luce prodotti destinati spesso ad un pubblico di nicchia o all’oblio.
Fariña: storia di un libro clandestino
Era il 2015 quando Nacho Carretero, giornalista investigativo per El Paìs, pubblica per la casa editrice spagnola Libros del K.O. un libro sul narcotraffico in Galizia.
Per chi non lo avesse letto, il libro è un reportage di storie, interviste e racconti su come abbia avuto origine e si sia sviluppato il narcotraffico sulla costa galiziana. L’argomento, chiaramente di interesse sociale, non era volto ad un pubblico tanto ampio, se non a lettori più di nicchia.
Sta di fatto che il caso vuole che nel libro vengano citati diversi nomi e figure di rilievo coinvolte nel narcotraffico galiziano, cosa che vale alla casa editrice e all’autore del libro una denuncia per diffamazione, con tanto di sequestro del libro e delle copie vendute.
I librai e le librerie di tutta Spagna si armano di arguzia e si ingegnano per trovare un metodo alternativo per fare circolare il libro. Lanciano una campagna “Finding Fariña en El Quijote” e il passaparola fa il resto: su un sito creato apposta si può leggere Fariña dentro al Don Quijote.
Che cosa contribuisce a far diventare un libro un caso editoriale? 🧐
Da questo momento parte il dilemma etico oggetto della nostra riflessione. In un articolo precedente, avevamo già parlato di Privacy e marketing con riferimento al GDPR e al trattamento dei dati personali.
Il caso di Fariña, ovviamente, non è paragonabile per intento stesso dell’opera e per collegamento con il diritto costituzionale della libertà di pensiero ad un caso di violazione del trattamento di dati sensibili, però pone una questione etica molto simile e ci permette di esplorare il vero potere e, per estensione, il limite stesso del marketing.
Se, infatti, da un lato il successo che poi ha riscontrato Fariña è stato inaspettato, dall’altro questo fatto ci suggerisce che non ci sono statistiche o metodi che possano influenzare il successo di un prodotto, se questo non è di per sè un buon prodotto.
In questo caso la cosiddetta Legge di Murphy sembra darci ragione; se un libro è fatto bene avrà sicuramente successo.
Sappiamo tutti che non è sempre così, ovviamente. Ci sono miliardi di buoni libri invenduti o abbandonati negli scaffali digitali di piccole e grandi case editrici.
Ma è di buon auspicio il fatto che, a volte, è solo una questione di tempo e tempistiche e questo ci spinge a credere che il successo sia effettivamente relativo.
Fariña ci insegna che il marketing fine a sé stesso non porta da nessuna parte.
Bisogna, quindi, investire e credere nel buon proposito della propria creazione. Il marketing altro non è che la conseguenza di questo buon proposito.
Il libro di Nacho Carretero è stato reintegrato negli scaffali delle librerie di tutto il mondo nel 2018, in seguito alla decisione del tribunale di Madrid di togliere l’ingiunzione di sequestro. Ad oggi è diventato un caso editoriale in tutto il mondo.
Fariña è stato tradotto anche in Italia ed è acquistabile attraverso la casa editrice Munizioni, fondata da Roberto Saviano.