Alcune nozioni giuridiche sulla Privacy
Negli ultimi anni, grazie alle misure adottate dal legislatore e dall’Unione Europea in materia privacy e data protection, le aziende si sono trovate sempre di più a doversi confrontare con le esigenze e le diffidenze degli utenti per quanto riguarda il trattamento dei loro dati sensibili.
Con il recepimento del GDPR (General Data Protection Regulation), il regolamento generale sulla protezione dei dati in vigore da Febbraio 2018, anche l’Italia ha dovuto adeguarsi alle norme europee garantendo un determinato livello di adempimento delle regole previste dal regolamento in fatto di privacy.
Per chi fa marketing, il GDPR ha segnato un ulteriore passo verso quella che è diventata sempre di più un’etica della privacy piuttosto che una difesa dei propri dati personali.
Le novità imposte dal GDPR, infatti, si annidano intorno a due punti cardine per le aziende che si trovano a gestire e trattare i dati personali degli interessati:
- Responsabilizzazione (accountability)
- Previsione del rischio
Laddove la responsabilizzazione è in capo alle figure apicali nel trattamento dei dati, quali il titolare del trattamento oppure il responsabile dello stesso.
La previsione del rischio mette in campo, invece, tutte quelle strategie preventive per ridurre e minimizzare al massimo i rischi nella gestione dei dati, adottando software specifici dotati di misure protettive o affidandosi a terzi, esperti del settore, nel trattamento dei dati.
Marketing: verso un'etica della Privacy
Si sta spostando sempre di più la cultura della privacy da un’accezione principalmente negativa verso una positiva, in cui si sviluppa una vera e propria etica della privacy, come citato sopra, in cui le aziende e le agenzie di marketing sono consce delle aspettative degli utenti e si impegnano nel soddisfarle proprio per creare quel clima di fiducia che serve a fidelizzare il consumatore.
Secondo uno studio condotto da Google su 7000 utenti è emerso che non necessariamente il marketing e la privacy sono in conflitto.
Anzi, secondo il report,
“ le persone forniscono volentieri le informazioni personali alle aziende di cui si fidano, purché sappiano come saranno usate e cosa otterranno in cambio.”
Si tratta, quindi, di capire quali sono le aspettative dell’utente in merito all’utilizzo dei propri dati e cercare di soddisfarle.
Pubblicità e Privacy: cosa pensano i consumatori
Lo studio ha individuato tre fasi nella raccolta dati che le aziende dovrebbero compiere ai fini di rassicurare l’utente del rispetto della propria privacy.
- Renderla significativa.
- Renderla memorabile.
- Renderla gestibile.
Cosa vogliono dire queste fasi?
Per significativa, si intende una raccolta dati puntuale, in cui all’utente si dà in cambio della condivisione dei suoi dati sensibili un valore aggiunto personale.
Per raccolta dati memorabile, si intende invece il fatto che l’utente deve essere consapevole e deve attivamente condividere i suoi dati. No a mail o messaggi improvvisi. Creeranno sfiducia cogliendo di sorpresa l’utente.
La gestione dei dati è il punto più caldo per quanto riguarda il tema della privacy. Dallo studio è emerso che:
“la maggior parte delle persone sente di non avere controllo sui propri dati. L’80% delle persone è preoccupato per il potenziale uso improprio delle informazioni personali.7 Gli utenti vogliono continuare a essere i proprietari dei loro dati e vogliono sentire di avere il controllo. Quando credono di aver avuto tempo per considerare le proprie scelte e aver fornito volontariamente le informazioni, si sentono molto più a loro agio.”
C’è, quindi, un evoluzione nella percezione della privacy. Il marketer viene chiamato ad impegnarsi nella gestione e nel trattamento dei dati sensibili , adottando misure congrue e minimizzando i rischi.
L’utente è, invece, sempre più un interlocutore attivo, che si interessa di come vengono trattati i suoi dati e che esige dal marketer un alto grado di responsabilità creando un rapporto non più di conflitto ma di fiducia.